Triste, solitario y final by Osvaldo Soriano

Triste, solitario y final by Osvaldo Soriano

autore:Osvaldo Soriano
La lingua: it
Format: mobi, epub
pubblicato: 2012-05-02T14:22:12+00:00


16

Quando furono entrati nell'ascensore, Soriano uscì dal vano delle scale e suonò diverse volte il campanello dell'appartamento, ma non ottenne risposta. Aveva seguito l'uomo con l'avana e lo aveva visto sorprendere Marlowe. Da allora era rimasto nascosto. Dato che nessuno veniva ad aprire, sentì che il suo cuore cominciava a saltare nel petto. Eppure tentò di calmarsi, visto che non aveva sentito sparare. Chiamò tutti quanti gli ascensori. Un minuto dopo si aprì una delle porte. Arrivato al pianterreno cercò l'appartamento dell'amministratore e suonò il campanello. Aprì una donna grassa che aveva i rulli in testa e si era appena alzata dalla poltrona davanti alla televisione.

«Mi serve la chiave dell'appartamento A del piano 34», disse Soriano in spagnolo.

«Se ne vada in Messico», replicò la donna scuotendo le spalle, «qui non diamo elemosina ai chicanos».

Soriano ci provò in inglese:

«Chiave», fece un gesto con la mano, «appartamento A 34», disegnò il numero sulla porta con l'indice.

«Che le succede, vagabondo?» gridò la donna. «Vuole che chiami la polizia?»

«Sì, per favore!» gridò Soriano.

La donna lo guardò da capo a piedi. Sorrise.

«Sei un bel ragazzo, dopo tutto. Cosa ti succede, ragazzo? Hai bisogno di qualche soldo?»

Soriano diede uno spintone alla vecchia grassa ed entrò nella casa. Corse da una stanza all'altra finché trovò un pannello con le chiavi di tutti gli appartamenti. Con un colpo d'occhio lo percorse fino alla A 34. Prese la chiave e si preparò a salire. La grassona stava sulla porta con un coltello da cucina e una padella. Gemeva.

«Non uscirai, brutto muso, messicano criminale. Nessuno entra a casa mia quando non c'è mio marito, nessuno».

Soriano prese una sedia e la lanciò contro la grassona. La donna cadde di spalle lanciando urla. Il giornalista saltò sopra al suo corpo tozzo e inciampò. Cercò di mantenere l'equilibrio muovendo le braccia ma non trovò qualcosa contro cui poggiarsi. Cadde in avanti. La grassona si mise in ginocchio, prese la padella e colpì l'argentino alla testa. Soriano cercava di coprirsi la faccia, ma le padellate della cicciona erano terribili. Alla fine riuscì ad afferrarle il braccio e a mettersi in ginocchio a sua volta, naso contro naso. Lei gli sputò sulla faccia.

«Sporco chicano», disse con disprezzo.

Soriano abbassò la fronte e diede una testata sulla faccia della grassona. Lanciò un grido e cadde di fianco. Le usciva il sangue dal naso. Un uomo che era entrato sentendo lo strepito si fece avanti e sferrò un calcio a Soriano. Il giornalista riuscì a schivare il colpo e afferrò la gamba dell'uomo, che finì seduto accanto alla grassona. Soriano si rimise in piedi. Raccolse il coltello e se ne servì per coprirsi la ritirata. Traversò il corridoio di corsa. Un ascensore era aperto e vi stava entrando una giovane donna. Soriano scattò con tutte le sue forze, come all'epoca in cui giocava a pallone, e frenò scivolando. Si tuffò di testa nell'ascensore mentre la porta automatica si era già chiusa a metà. Cadde vicino alla ragazza. La guardò, seduto e col coltello in mano. Aveva la faccia livida per i colpi di padella.



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